Tirocinio per uno studente liceale 2022

Il tirocinio studentesco presso la città di Wiesloch è stato assegnato quest'anno a Gabriela Magdalena Bobu. Gabriela frequenta il liceo linguistico Antonio Meucci a Bassano Romano, un piccolo paese vicino a Viterbo.

Gabriela sta imparando il tedesco per quattro anni e fin dall'inizio è stata attratta dai paesaggi tedeschi , dalla letteratura tedesca e nel popolo tedesco. Vive in una famiglia con un background migratorio ed è quindi abituata a vivere tra due mondi completamente diversi per cultura e politica: l'Italia e la Romania. Scrive anche nella sua lettera di motivazione che ciò che apprezza particolarmente dello stage è l'opportunità di vivere con la famiglia ospitante Ziehensack e di conoscere così la cultura e lo stile di vita tedeschi. Il suo hobby preferito è la cucina al forno e non vede l'ora di provare nuove ricette e la famiglia Ziehensack non vede l'ora di accogliere la ospite.

Ecco il saggio che Gabriela ha scritto sul tema della fuga e dell'asilo.
Flucht-und-Asyl
Fuga-e-Asilo

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Literatur DUO letterario 2022

Nel DUO letterario, alunne / alunni tedeschi ed italiani hanno presentato un breve racconto che hanno scritto nella loro lingua nazionale. Nei DUO italo-tedeschi, il racconto dell'altro autore deve essere tradotto nella propria lingua o rinarrato in modo creativo.

I DUO letterario 2022 sono:

  • Francesca Possamai (2004) – Feltre – Istituto Comprensivo di Primiero, Transacqua
    LA REALTÀ NEGLI SGUARDI
    Sahra Waßner, (2004) – Bonn – Aloisiuskolleg
    Kurzgeschichte zum Gedicht Todesfuge
  • Letizia Segarelli (2005) – Sutri – Liceo Ginnasio Mariano Buratt – Viterbo
    La Signora della Montagna
    Jette Hoos (2005) – Bad Salzuflen – Rudolph-Brandes-Gymnasium
    Ein letztes Mal
  • Maja Lorenzmeier (2007) – Bad Salzuflen – Rudolph-Brandes-Gymnasium
    Lias Erkenntnis
    Jan D’Orsi (2008) – Avellino – Liceo Scientifico Statale “Pasquale Stanislao Mancini”
    L’Onda
  • Felicity Spencer (2003) – Malsch – Leibniz-Gymnasium Östringen
    Samuel
    Mario Bona (2004) – Mori – Liceo A. Rosmini, Rovereto
    IL CAMPANELLO
  • Nora Antonic (2007) – Mannheim, Liselotte Gymnasium Mannheim
    Was Menschen machen
    Benedetto Viezzi, (2005) – Tarcento – Collegio Uccellis, Udine
    Il paese delle anime
  • Lara Kellner (2006) – Wörthsee – Max-Born-Gymnasium in Germering
    Saphirblaues Wunder
    Elena Viviani (2006) – Trento – Liceo linguistico Sophie Scholl Trento
    IL RISVEGLIO DI GIOVANNA
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Artist in Residence 2022 – Lisa Redetti

L'artista italiana Lisa Redetti è stata Artist in Residence presso la Fondazione Heimann di Wiesloch da aprile a maggio 2022.

Lisa Redetti, nata a Feltre (BL) nel 1993, attualmente vive e lavora a Torino.
Ha frequentato il corso di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, per poi specializzarsi presso l’Accademia Albertina di Torino.
La sua ricerca pittorica nasce da una necessità intima di traduzione e restituzione formale di alcuni aspetti esistenziali. Il supporto su cui lavora è la carta, materiale che le permette un approccio immediato e veloce, ma che al contempo risulta vivo poiché il colore si può espandere sulla sua superficie anche per settimane. Infatti, utilizzando pigmenti uniti ad olio, riesce a creare una sovrapposizione di interventi pittorici e segnici che si rispetta e coesiste nella stessa dimensione, facendo acquistare corpo e valore ad un materiale così delicato e precario.
Anche l’aspetto allestitivo risulta importante, considerando lo spazio un’opportunità di riflessione rispetto la possibilità tridimensionale di un’opera che si sviluppa in una bidimensionalità.

Vernissage – Mostra Lisa Redetti

Nessun titolo, 2022, olio su carta, 280cm x 200cm

QUANTI ABISSI DEVO ANCORA SCAVARE

Punti, luoghi di incontro.
Le parti si ricercano, si rincorrono, si imitano, si girano,
si guardano, si mancano.
Unite si toccano, sempre, mai.

Lisa Redetti, 1993, vive a Torino dove ha anche il suo studio. Ha studiato pittura all'Accademia di Belle Arti di Bologna e poi ha approfondito gli studi all'Accademia Albertina di Torino.
Lisa lavora con carta e usa spesso grandi formati. Con l'aiuto dei pigmenti colorati e dell'olio, riesce a creare sovrapposizioni, ottenendo contorni di colore morbidi, perché le superfici imbevute di olio spesso si estendono sulla carta per diversi giorni durante l'asciugatura.

La mostra nell'atrio della scuola Bejarano Gemeinschaftsschule a Wiesloch, con la sua ampia sala inondata di luce, ha reso le opere di Lisa molto espressive.

per il grande: “Nessun titolo, 2022, olio su carta, 280cm x 200cm”
per i piccolini: “Nessun titolo, 2022, olio su carta, 60cm x 104cm”

Il saluto di Archim Heimann alla mostra di Lisa Redetti

Cari ospiti, a nome della Fondazione Heimann, sono lieto di rivolgervi alcune parole sull'artista Lisa Redetti e sul suo lavoro.

Prima di tutto, però, vorrei salutare l'artista Lisa Redetti, il padre e la compagna del padre, venuta dall'Italia, il signor Sauer Sindaco della Città di Wiesloch e la Signora Kröhn, Preside della Scuola Bejarano, che ha reso possibile la mostra in questa sala.

Lisa è stata selezionata tra una decina di candidati italiani per la residenza d'arte a Wiesloch da una giuria composta dal Prof. Urlaß, dalla sig.ra Elisabeth Kamps, dalla sig.ra Roberta Ciut di KIKUSCH e da me e mia moglie (fondatori della fondazione). La residenza a Wiesloch è rivolta a giovani artisti poiché per noi è molto importante supportare i giovani in particolare.

Prima di dire qualche parola sulla mostra, vorrei parlare di come Lisa lavora.

In un'intervista con la giornalista Eleonora Savorelli su ArtsLife, Lisa ha risposto:

Prima di iniziare trascorro qualche momento ferma, fissando il vuoto o la carta appesa, come se dovessi ritornare ad un mio ritmo, ad un mio movimento, che non ha nulla a che fare con il fuori. Importantissima inoltre è la disinibizione verso sé stessi. Per riuscire a trasmettere la verità è necessario far cadere qualsiasi tipo di giudizio o di vergogna verso ciò che siamo, eliminare ogni ostacolo verso qualsiasi parte di sé, creando un ponte “puro” grazie al quale l’opera si può connettere direttamente con l’interno e l’intimo di chiunque la fruisca.

Eleonora Savorelli

Lisa ha da sempre scelto la carta come supporto e l'olio come materiale, sostenendo che:

La carta è un supporto immediato e veloce ma di natura estremamente fragile perché rischia di strapparsi o danneggiarsi facilmente. Al contempo è viva dato che l’olio e il colore si possono espandere sulla sua superficie anche per settimane. Amo l’idea di far risaltare al massimo un supporto così delicato facendogli acquistare corpo e importanza grazie ad un intervento pittorico stratificato e riflessivo.
L’olio a sua volta è un materiale che permette di scendere in profondità creando una sovrapposizione di interventi che si rispetta e coesiste nella stessa dimensione.

Successivamente, inizio a dipingere, totalmente guidata da una forza della quale io sono semplicemente un mezzo. Ogni forma, ogni macchia, ogni segno compare nella carta ed è mosso da necessità. Nulla nella composizione potrebbe essere da altra parte se non nel luogo in cui appare. Se perdo il mio “flow”, se cala la concentrazione e forzo un intervento, allora il lavoro è da buttare. Risulta molto difficile rimediare ad errori di questo tipo, rompere l’equilibrio fra pieni e vuoti significa rompere l’equilibrio fra una cosa che si dà e che si nega allo stesso tempo, e se questo non accade allora non posso considerare il lavoro riuscito.

Eleonora Savorelli

Il vuoto gioca quindi un ruolo importante nei dipinti di Lisa.
Alla domanda di Eleonora Savorelli sul significato del vuoto, Lisa risponde:
Potrei rispondere con una semplice equazione a vuoto/pieno: forma = assenza/presenza: esistenza
Sono assolutamente due aspetti inseparabili che, deformazione causata da alcune esperienze, per me rappresentano il filtro di lettura di molte situazioni. Vuoto e pieno sono un binomio fondamentale per ordinare gli spazi compositivi all’interno del mio lavoro, non aprono solamente una riflessione su queste due possibilità, ma i due elementi diventano anche le colonne portanti del discorso, sono al contempo soggetti ed oggetti di riflessione.

Poi, ovviamente, il grande formato di alcune immagini colpisce.
Rispetto questo Lisa afferma:

Il grande formato mi permette di esaurire una grande quantità di energia, sia gestuale che comunicativa. Il fatto che la maggior parte delle carte siano di grandi dimensioni significa semplicemente che l’energia abbonda.

E infine non va dimenticato il ruolo dello spazio nell'installazione delle sue carte.
Rispetto questo Lisa afferma: Lo spazio serve a sviluppare il potenziale tridimensionale di un'opera che vive nella bidimensionalità. È una parte essenziale dell'installazione delle opere, in quanto permette di apprezzare la spazialità delle opere attraverso lo spazio stesso.
E quindi siamo molto felici di poter esporre qui nell'atrio della Scuola di Bejarano.

Il titolo della mostra è:

QUANTI ABISSI DEVO ANCORA SCAVARE

Liberamente tradotto:
Wie viele Abgründe muss ich noch graben ..
Tuttavia, spesso si perde molto in una traduzione, perché Abissi non significa solo abisso "sondern z.B. auch Untiefe, Ruin, Unterwelt und scavare ist mehr als graben sondern auch wühlen, schürfen, aushöhlen"
Una traduzione spesso può solo trasmettere adeguatamente questa complessità di parole.

C'è scritto nel sottotitolo
“Punti, luoghi di incontro”
“Le parti si ricercano, si rincorrono, si imitano, si girano, si guardano, si mancano”
“Unite si toccano, sempre, mai”

Anche qui il tentativo di traduzione

“Punkte, Orte der Begegnung”
“Teile die sich suchen, verfolgen, imitieren, drehen, beobachten, vermissen”
“Vereint berühren sie sich, immer, niemals”

In questo mondo tragico, rumoroso e turbolento, è il contemplativo che contraddistingue l'arte di Lisa Redetti.

Solo Lisa può sapere cosa ha sentito Lisa quando ha creato le sue opere. Ma posso solo invitarvi calorosamente a immergervi nelle immagini di Lisa e a sviluppare il vostro pensiero e le vostre immagini.

Cara Lisa, grazie mille per essere venuta a Wiesloch e per averci arricchito con la tua arte.

Artist in Residence 2022 – Alice Bertolasi

L'artista italiana Alice Bertolasi è stata Artist in Residence presso la Fondazione Heimann di Wiesloch da gennaio a marzo 2022.

Alice Bertolasi

NULL A – Mostra d'arte e installazione
con l'artista italiana Alice Bertolasi

NULL A – in parole pòlvere
Come, cosa, in dove respiriamo?
Il silenzio di uno spazio vibrante le briciole del tempo sempre precario:
spolverarlo, raccoglierlo, schiumarlo, ascoltarlo, inspirarlo, espirarlo.
Passeggiarne il perimetro e celebrarne il vuoto; coglierne l’intuizione privata e renderla visibile.

Alice Bertolasi (Milano, 1995) si forma all'Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) e al National College of Art & Design (Dublino) dove studia Pittura e partorisce la ricerca “In parole pòlvere” un forum d'arte...

… elevando l'effimera e naturale “polvere” materica di scarto all'origine di una concreta visione artistica nella quale va preservata per poter “parlare il valore della vita e l'unicità di ogni singola esistenza”. Gli strumenti preferiti di Alice BERTOLASI non sono pennelli e colori, tantomeno materiali malleabili, ma "POLVERE"!

Roland Heinzmann

Alice ha trasformato il seminterrato, dove c'è il polvere in una forma diversa, in suo studio artistico e ha creato un'opera d'arte totale. Le pareti in arenaria corrispondono meravigliosamente agli interventi artistici nella loro colorazione, materialità e ritmo. Bricioli, detriti di terra presentato in un grande formato non convenzionale, che appaiono torbidi e suggeriscono una profondità spaziale, un librarsi, nei toni del marrone, dell'ocra, del bianco e del nero, formano una sorta di eco di ciò che è presente come un'atmosfera nella stanza. ....
In questo mondo rumoroso, turbolento e pieno di tragedie, è piuttosto il quieto, la consapevolezza, il sottile, il fugace, il discreto che contraddistingue l'arte di Alice Bertolasi, ciò che lei oppone al presente ea noi. Tempo, luogo, esistenza, materiale e ritmo possono essere caratterizzati come elementi centrali del lavoro dell'artista.

Professor Mario Urlaß

In italiano, “In parole pòlvere” cerca deliberatamente un riferimento a “in parole povere” un idioma per - per dirla in parole povere - e all “arte povera” un movimento artistico.

... che nasce in Italia negli anni '60 e rifiuta i media tradizionali come la tela e la pittura, così come i materiali preziosi come il bronzo e il marmo, e utilizza invece materiali originali e quotidiani come la terra, la cenere, il muschio, il vetro rotto o lo spago

Wikipedia

Alice Bertolasi (Milano, 1995) si forma all'Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) e al National College of Art & Design (Dublino) dove studia Pittura e partorisce la ricerca In Parole Pòlvere, che approfondisce nel progetto di tesi e nell’ambito della Residenza Artistica bimestrale presso il Consorzio Brianteo Villa Greppi (Monticello Brianza) dando luce all’installazione Nella Cruna dell’alba a cura di Simona Bartolena.
Dal 2016 è cofondatrice de Le Foche Parlanti insieme ad Acelya Yonac e Francesca Ferraro, Le Foche Parlanti progetto di contaminazione umana per una resiliente vivificazione poetica.
Coltiva parallelamente all’attività artistica un forte interesse verso la mediazione artistica e l’educazione; frequentando nel 2017 il primo anno del percorso di Scienze della Formazione Primaria in UNIMIB (Milano). Nel 2018 lavora come tirocinante mediatrice culturale presso La Triennale di Milano e nel 2021 è coinvolta nel progetto di ricerca European Artists & Instructors City4Care promosso dal CRAMS di Lecco.

Die Grußworte von Prof. Urlaß zur Ausstellung von Alice Bertolasi

Liebe Gäste, ich freue mich, einige Worte über die Künstlerin und ihr Schaffen an Sie zu richten.
Alice Bertolasi, 1995 geboren, lebt und wirkt in Milano, studierte bis 2021 an der dortigen Brera Kunstakademie (2020 Erasmusaufenthalt in Dublin). Sie schloss ihr Studium mit einer künstlerischen Arbeit über die poetische Kraft des Staubs mit Auszeichnung ab. Künstlerische Interessen hat Alice auch in der Kunstvermittlung (Kikusch Walldorf), in Soziologie und Psychologie.
Während ihres Aufenthalts seit Januar, hatten wir mehrfach künstlerisch und privat anregenden Kontakt mit Alice. Es ist eine große Freude, dass sich heute ein besonderer Höhepunkt ihres Stipendienaufenthalts mit der Ausstellung zeigt (erstmals im und um das Stipendiatenhaus).
Ihre Präsentation trägt den Haupttitel Null a was so viel wie gar nichts bedeutet. Das es deutlich mehr als „gar nichts“ ist, werden Sie gleich entdecken.
Im Untertitel der Ausstellung taucht in parole pòlvere auf. Im Grunde bedient sich die Künstlerin hier eines Wortspiels „in parole povere“ ist eine Redewendung im italienischen für: kurz gesagt, schlicht gesagt, einfache Worte.
Nun sind die Worte povere (schlicht, arm) und pòlvere (für Staub) im italienischen phonetisch sehr ähnlich. Insofern werden aus einfachen Worten: parole pòlvere, also Worte in, Worte aus Staub.
Damit verweist Alice auf ihr künstlerisches Vokabular, das sich weniger, einfacher Materialien bedient. Sie folgt damit zugleich einer künstlerischen Richtung, die, als arte poveraarme Kunst bezeichnet wird und in den 1960er Jahren in Italien entstand.
Die Arte Povera lehnt traditionelle Medien und edle Materialien ab, rückt stattdessen Einfaches und Vorgefundenes ins Zentrum.
Und eine zweite Kunstrichtung, die im Kontext, der heute zu sehenden Kunst steht, soll benannt werden, die künstlerische Spurensicherung. 1974 übertrug der deutsche Kunstkritiker Günter Metken den Begriff auf die Konzeptkunst: Er charakterisierte damit eine Strömung, bei der Künstlerinnen und Künstler durch Sammeln realer Relikte subjektive Zusammenhänge konstruieren.
Das was wir im Alltag als lästige Handlung der Säuberung unserer Daseinsspuren kennen (Staubwischen), wird für Alice zur künstlerischen Handlung. Sie entdeckt im Staub künstlerisches Potenzial. Alice nahm mit trockenem Reinigungsvlies Staub und Schmutz von Böden ab, drinnen wie draußen, nicht um der Reinheit und Hygiene willen, vielmehr um die aufgenommenen Spuren zu bewahren, zu transformieren. Als einzelne Bildfragmente werden sie zur Ganzheit komponiert. In ihrem inszenierten Raum füllt sie den Boden akribisch mit diesen Schmutz-Relikten, nähte die Spurenträger zusammen. Warum setzt sich eine Künstlerin kniend und reibend der Mühe des Staubaufnehmens aus? Dafür gibt es mit Reinigungskräften einen eigenen Berufszweig. In Zeiten von Saugrobotern mit mehrstufigen Filterverfahren ist es außerdem ein Leichtes, Schmutz und Staub diskret zu tilgen und uns währenddessen anderen, sinnvolleren Dingen zuzuwenden. Aber: Mit dem was uns lästig ist, was wir loshaben wollen, konfrontiert uns die Künstlerin direkt und sinnlich, hebt uns die mögliche Schönheit von Zivilisations-Spuren und Tiefe dessen vor Augen, was wir lieber vergessen und nicht wahrnehmen wollen. Zivilisation und Staub bedingen sich gegenseitig.
Wussten Sie, dass es seit 2019 in Köln sogar ein Internationales Staubarchiv, ins Leben gerufen von dem Kunsthistoriker und Künstler Wolfgang Stöcker, gibt. Rund 800 Proben lagern zurzeit in den Beständen, um die Anwesenheit des Verfalls zu vergegenwärtigen.
Der Keller- und zugleich Atelierraum, der Staubproben in anderer Form beherbergt, wurde von Alice regelrecht zu einem Gesamtkunstwerk verwandelt. Die Wände aus Sandstein korrespondieren in ihrer Farbigkeit, Materialität und Rhythmus auf wunderbare Weise mit den künstlerischen Interventionen. Unkonventionell gehängte, großformatige Erdspurenausreibungen, die wolkig erscheinend eine räumliche Tiefe, ein Schweben suggerieren, in Brauntönen, Ocker, Weiß und Schwarz, bilden eine Art Echo auf das, was als Atmosphäre im Raum vorgefunden wurde. Selbst die Fenster haben eine Verwandlung erfahren, indem Spurenraster den Blick nach draußen verbergen, dennoch Licht durch die zarten Vliestücher einfällt, die sich durch Zugluft sanft und gleichmäßig bewegen. Für mich hat der Raum durch die Inszenierung fast schon etwas Sakrales, Andächtiges. Anderseits ist das, was vorgeführt wird, höchst profan, ist vielmehr eine irdische Kunstkammer, die Fragen nach unserem fragilen Hier und Jetzt aufwirft.
Von dieser Fragilität, Zerbrechlichkeit zeugen auch die Abgüsse von Mundschutzmasken, die von Wieslochern stammen und von Alice zusammengetragen wurden. Sie hat die Hohlform der Masken mit Wachs, Gips, zum Teil mit Staub angereichert, ausgegossen. Aus „gar nichts“ wird der Atemraum zum kompakten, skulpturalen Gebilde. Atmen, als lebensnotwendige, ständige Grenzüberschreitung zwischen Organismus und Umwelt, wird regelrecht eingefroren, wird feste Materie, Unsichtbares ist sichtbar.
Die abgegossene Form wird zur Metapher für Atemlosigkeit.
Wie, was, wohin atmen wir? – fragt die Künstlerin in einer Textpassage auf dem Plakat zur Ausstellung.
In dieser Pandemie, den zwischenmenschlichen Einschränkungen und sozialen Distanzen, ist die Maske regelrecht zum Symbol für Notwendigkeit, Freiheit und Unfreiheit geworden. Daraus ergeben sich Fragen nach den Grenzen von Selbstbestimmung, nach Existenz. Wird der Atem zum Mittel der Überwachung und Kontrolle? Dimensionen von Gesundheit und Identität, die in Verbindung mit dem Atem als Träger von Krankheit stehen, sind dabei gleichermaßen zentral. Die Pandemie ist nur eine Tatsache, die diese Form von Kunst hervorbrachte. Spätestens mit den gegenwärtigen Krisen und gewaltsamen Katastrophen wird uns klar, wie sehr Bedeutungen, Werte, Gewissheiten und vermeintlich sichere Punkte menschlicher Zivilisation in den Abgrund gerissen werden können.
In questo mondo rumoroso, turbolento e pieno di tragedie, è piuttosto il quieto, la consapevolezza, il sottile, il fugace, il discreto che contraddistingue l'arte di Alice Bertolasi, ciò che lei oppone al presente ea noi. Tempo, luogo, esistenza, materiale e ritmo possono essere caratterizzati come elementi centrali del lavoro dell'artista.
Liebe Alice, dir weiterhin Kraft, Ideen, Intuition und kritisches Hinterfragen mit deiner sinnlich-reflektierten Kunst. Lass uns in Verbindung bleiben.
Ich wünsche Ihnen, liebe Besucherinnen und Besucher, einen anregenden Nachmittag voller Neugier, guter Gespräche und Kunstgenuss. Beim Betreten des Kunstraums hinterlassen wir neue Spuren und nehmen gleichzeitig Spuren auf, materiell und gedanklich. Wir, unsere Daseinsreste, sind damit ein wesentlicher Teil dieser Kunst.