Un'altra volta un racconto è stato tradotto.
Ecco il commento di Simone Gregorio sul racconto di Natalja Althauser.
Mi è piaciuto molto leggere “Weiße Erde”, e tradurre questo racconto è stata un’esperienza assieme piacevole e interessante, grazie al tandem con Natalja. “Weiße Erde” ha un merito importantissimo, di cui si accorgeranno anche i lettori: è una bella storia, di quelle che non si smette di leggere finché non è terminata, e anche allora, dopo l’ultimo punto, si vorrebbe sapere ancora come continua.
Simone Gregorio
“Weiße Erde” – Terra Bianca è un racconto interessante per molti aspetti. Innanzitutto, possiede la qualità più importante per un’opera di narrativa: è avvincente. Inizia con la protagonista senza nome che procede a fatica nella neve, per poi andare indietro attraverso vari flashback, e chi legge è subito portato a continuare per capire perché la protagonista e a sua figlia Isabella si trovino in quella situazione e, soprattutto, cosa succederà loro alla fine della storia.
Le sofferenze della protagonista, una ragazza madre che a causa della sua gravidanza e del suo rifiuto ad abortire diventa indesiderata agli occhi della sua stessa famiglia, preoccupata solo di non destare scandalo nel villaggio dove vive e del fatto che avranno una bocca in più da sfamare, tutto questo è descritto benissimo ed è molto toccante. Come toccante è la relazione tra la donna e la figlia, Isalbella, quasi una relazione simbiotica, visto che entrambe sono state rifiutate da tutti.
Ad impreziosire la storia è l’ambientazione d’epoca, appena accennata, ma che le dona spessore. Per un lettore italiano, che può anche non avere grande conoscenza della storia tedesca, si tratta di un motivo in più d’interesse.