Un'altra volta un racconto è stato tradotto.
Ecco il commento di Cesare Sinatti alla storia “Klettenberg Plastic Rain” di Thomas Empl.
In Klettenberg Plastic Rain, frammentario come lo sono la nostra società, le nostre informazioni e, a volte, i nostri dolori quotidiani, Thomas Empl ha distribuito sapientemente nella narrazione i dettagli di un futuro prossimo sempre più presente. Un futuro che si ricompone intero, però, nelle parole e nei gesti individuali dei personaggi: nella sua urgenza di confrontarsi con tematiche attuali, infatti, il racconto non perde mai di vista la dimensione umana e personale in cui ogni crisi, anche globale, si svolge in realtà.
Cesare Sinatti
Seguendo Doré nel suo ritorno verso casa attraverso una Colonia coperta da una cappa di impenetrabile di maltempo e inquinamento, nonché tormentata da piogge colorate, falsamente allegre, di microplastiche, si mescolano allo stesso tempo la sensazione di sconforto per l’incombere di catastrofi ecologiche e la tristezza per ciò che la loro impellenza comporta: mancanza di futuro, separazioni, e lo stato di abbandono generale in cui versa chi è costretto ad abitare troppo a lungo la tensione di un problema insolubile. Seguendo un linguaggio incisivo e asciutto, di una razionalità “dura” come quella del suo protagonista, ma allo stesso tempo capace di ospitare le parole raccolte dalle strade e dai bar della Colonia vivente, anche il lettore è invitato a domandarsi, con Doré, se sia meglio restare – e resistere – oppure andarsene.”Ci sono due tipi di persone:”, scrive Thomas, “quelle che prendono il taxi, e quelle che camminano.” C’è chi sceglie di fuggirsene da solo sulla sua luna personale, come Elon Musk e il suo manipolo di fortunati vincitori di lotteria, e c’è chi sceglie di rimanere, senza prendere scorciatoie, e far lavorare la parola prost ancora per una notte, in compagnia.
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